07 ottobre 2009

Asleep, struggling to awake

analisi di un'improvvisazione quasi ragionata

È successo un fatto strano. Ho pubblicato 4 brani su SoundCloud nei mesi scorsi, giusto per provare il servizio e pubblicare qualcosa che secondo me era ingiustamente stato relegato all'oblio, e uno di questi è stato ascoltato ad oggi più di 500 volte, andando ben oltre ogni mia aspettativa, vista la mancanza di pubblicità di questo materiale.

Ho deciso quindi di analizzare questo pezzo, giusto per mostrare com'è nato. Intanto eccolo:

Asleep, struggling to awake di blacktealover

Questo brano faceva parte di quelli che creai per un progetto collaborativo ormai abbandonato di arte visiva + musica (per altre informazioni vedi il primo post di questo blog).

Il tema del pezzo lo definisce il titolo Asleep, struggling to awake: è il sonno, il torpore che non si riesce a spezzare e che tanta parte occupa delle nostre esistenze. Non mi riferisco soltanto, infatti, al sonno notturno, al riposo più o meno meritato (e spesso abusato) nel proprio letto o sul proprio divano; ma bensì a quella sensazione — a volte subdola, a volte quasi drammatica — di essere addormentati di fronte alla realtà, di vivere il momento presente in modo distante, oltre una coltre di nebbia.

Moltissimi autori e tradizioni parlano di questo stato di mancanza di presenza a sé: Herman Hesse, Gurdjieff, il Buddha, i Vangeli... in ogni epoca vi sono stati uomini che si sono accorti di questo stato e che hanno cercato di superarlo.

Il pezzo non vuole arrivare assolutamente a queste altezze psicologiche, filosofiche e spirituali! È stato creato in un'oretta seguendo un impulso sovra-razionale (come tutte le esperienze creative reali), che solo a posteriori ho potuto ricondurre a queste coordinate concettuali, in base alle sensazioni provate durante la creazione del brano e al suo successivo riascolto.

Il pezzo è davvero semplice: solo due linee di chitarra elettrica, di cui una "di contorno". La prima linea, la più importante, si basa su un semplice giro iniziale a nota singola sulla scala di La- Lidio (quarto grado di Mi-). L'effetto di delay stereofonico è stato aggiunto per conferire il senso di straniamento e alienazione, ed è (più o meno) in tempo con la musica.

Tutta la prima parte del pezzo si basa su una semplice figura ritmica cadenzata, per dar spazio al delay e per coltivare la sensazione di torpore, quasi paralizzante, di muoversi in una nebbia densa. La musica non progredisce, né va verso una qualsiasi risoluzione. Le sequenze degli accordi, molto semplici, sono cicliche e possono essere ripetute indefinitamente.
Questo è l'aspetto della ripetizione banale e noiosa di questa modalità dell'esistenza: tutto si ripete come in un dramma teatrale che ogni volta ricomincia daccapo.
L'unico modo per spezzare questa piatta continuità è una risoluzione che cerchi di romperne la ciclicità — e questo è ciò che avviene al minuto 1:23.

Passando all'accordo di Mi- (dominante di La-) in prima posizione, il tentativo di rompere il muro del sonno è rappresentato da degli accenti, colpi vigorosi e ripetuti sulle corde della chitarra, inflitti con molta forza (un fortissimo, in terminologia classica ...ho letteralmente "picchiato" la chitarra e le corde qui!).

La risoluzione e la disperazione del tentativo si rafforzano grazie al fatto che l'accordo viene cambiato solo dopo due battute, risolvendo in Do maggiore che, avendo soltanto una nota di differenza rispetto al Mi- (il Si che passa a Do salendo di un solo semitono) mi consente di mantenere la stessa intensità espressiva ed estetica ma al contempo di sfruttare il passaggio melodico al VI grado, sempre di grande effetto.

Tutta questa breve sezione dovrebbe essere davvero intensa, e forte da togliere il fiato, perché questi momenti si vivono proprio così.

La cadenza lenta degli accenti sottolinea la difficoltà del tentativo, e la grande fatica che comporta. Gli accordi che seguono infatti, sono sempre forti, ma molto più radi, dovuti alla stanchezza e alla disillusione accumulate.

Questa, alla fine, fa sì che tutto ritorni come prima: il progressivo e malinconico ritorno al tema iniziale che comincia al minuto 2:12 simboleggia proprio questo progressivo riabbandonarsi al sonno.
Quando ci si riaddormenta poi, c'è una breve pausa e subito riprende il tema del "sonno" iniziale, che porta il brano ad una conclusione.

La seconda linea di chitarra è stata improvvisata sulla prima, e consta quasi esclusivamente di una nota di Mi (particolarmente il Mi del XII tasto sulla prima corda) suonata con un tempo di metronomo differente da quello della linea principale. Nella sezione del 2:12 suono le terze degli accordi (la nota che determina la natura "maggiore" o "minore" di un accordo) per poter giocare sull'emotività del maggiore/minore.

Ambedue le linee sono improvvisate e sono state registrate in unico take (mi pare il secondo), con una chitarra elettrica collegata direttamente alla scheda sonora.
Gli effetti sono stati aggiunti postumi: più che altro uno stereo-delay e un po' di riverbero.

Purtroppo, a causa della natura improvvisata e della velocità con cui è stato creato, non ho mai scritto lo spartito di questo piccolo pezzettino.