il tema del viaggio mi è sempre stato vicino, in particolare la figura del viaggiatore, come allegoria dello spirito e del suo pellegrinaggio. non parlo qui, com'è ovvio, del numero di kilometri consumati sotto la suola delle scarpe, anche se la polvere sui propri calzari è comunque importante più che consumare il rivestimento dei sedili di un autobus o lo strato superficiale dei suoi pneumatici. i grandi pellegrinaggi sono sempre a piedi: la terra che vibra sotto i colpi dei propri passi deve entrare dalla pianta del piede e risuonare fino alla nuca per giungersi col cielo, altrimenti non c'è comunione col mondo, e tanto vale stare a casa. si può viaggiare anche senza muoversi fisicamente, se è per quello (anzi):
comunque sia! stavolta si parla di stazioni. "stazione" significa fermata, arresto e pertanto è un punto di stasi del viaggio; uno dei pochi punti dove si può cambiare la direzione intrapresa.Senza uscir dalla porta,
conosci il mondo,
Senza guardar dalla finestra
scorgi la Via del Cielo
Tao Tê Ching, XLVII
a livello sociale fa letteralmente impressione il numero di individui che incrociano le proprie strade in questi luoghi, migliaia di viaggi & storie si accostano ad ogni momento, condividono la propria direzione per un attimo, divergono, si scontrano, si aspettano l'un l'altro e non si riconoscono. vagano senza coscienza del moto intrapreso. l'altro sfuma in una sfocatura indistinta. qui ci si incontra e ci si separa, a volte senza ritorno, o solo per qualche ora. le possibilità sono infinite!
le foto qui sotto sono state fatte alla stazione di Firenze in attesa del cambio per/da Roma.
la pessima qualità è dovuta alla compressione delle immagini in Picasa... quasi quasi le metto su Flickr...
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Not fare well,
But fare forward, voyagers.
T.S. Eliot, The Dry Salvages, III