22 ottobre 2009

Post Romantic Empire Final Fest

Questo weekend, il 17 e il 18 Ottobre, ero a Roma in qualità di inviato speciale di gothicNetwork al Final Fest del Post Romantic Empire: una maratona di 30 ore consecutive di musica, dalle 18 di sabato a notte fonda di domenica, presso l'Init, locale a ridosso di un acquedotto romano e accanto alla ferrovia della stazione Tuscolana. Con tanto di pranzo (o Dead Banquet, come dicevano loro) domenicale a base di leccornie frugali varie e alcuni squisiti pomodorini datterini.

La musica presente spaziava dal cantautoriale al dark contemporaneo, con una massiccia presenza di elettronica sperimentale, e un sentore improvvisativo spontaneo e creativo che fa tanto evento indipendente, slegato dalle logiche monetarie più spinte.

Comunque, presto ci sarà uno speciale di gothicNetwork a proposito del Fest, e tutto sarà più chiaro per tutti.

Nel frattempo volevo condividere una diecina di foto fatte durante l'evento: un gioioso necrologio nero e rosa dall'atmosfera amichevole e rilassata come poche volte mi è capitato di sentire in casi del genere, dove artisti e spettatori erano tutti insieme a godersi la festa.











09 ottobre 2009

a Holga trip of sorts (I)










07 ottobre 2009

Asleep, struggling to awake

analisi di un'improvvisazione quasi ragionata

È successo un fatto strano. Ho pubblicato 4 brani su SoundCloud nei mesi scorsi, giusto per provare il servizio e pubblicare qualcosa che secondo me era ingiustamente stato relegato all'oblio, e uno di questi è stato ascoltato ad oggi più di 500 volte, andando ben oltre ogni mia aspettativa, vista la mancanza di pubblicità di questo materiale.

Ho deciso quindi di analizzare questo pezzo, giusto per mostrare com'è nato. Intanto eccolo:

Asleep, struggling to awake di blacktealover

Questo brano faceva parte di quelli che creai per un progetto collaborativo ormai abbandonato di arte visiva + musica (per altre informazioni vedi il primo post di questo blog).

Il tema del pezzo lo definisce il titolo Asleep, struggling to awake: è il sonno, il torpore che non si riesce a spezzare e che tanta parte occupa delle nostre esistenze. Non mi riferisco soltanto, infatti, al sonno notturno, al riposo più o meno meritato (e spesso abusato) nel proprio letto o sul proprio divano; ma bensì a quella sensazione — a volte subdola, a volte quasi drammatica — di essere addormentati di fronte alla realtà, di vivere il momento presente in modo distante, oltre una coltre di nebbia.

Moltissimi autori e tradizioni parlano di questo stato di mancanza di presenza a sé: Herman Hesse, Gurdjieff, il Buddha, i Vangeli... in ogni epoca vi sono stati uomini che si sono accorti di questo stato e che hanno cercato di superarlo.

Il pezzo non vuole arrivare assolutamente a queste altezze psicologiche, filosofiche e spirituali! È stato creato in un'oretta seguendo un impulso sovra-razionale (come tutte le esperienze creative reali), che solo a posteriori ho potuto ricondurre a queste coordinate concettuali, in base alle sensazioni provate durante la creazione del brano e al suo successivo riascolto.

Il pezzo è davvero semplice: solo due linee di chitarra elettrica, di cui una "di contorno". La prima linea, la più importante, si basa su un semplice giro iniziale a nota singola sulla scala di La- Lidio (quarto grado di Mi-). L'effetto di delay stereofonico è stato aggiunto per conferire il senso di straniamento e alienazione, ed è (più o meno) in tempo con la musica.

Tutta la prima parte del pezzo si basa su una semplice figura ritmica cadenzata, per dar spazio al delay e per coltivare la sensazione di torpore, quasi paralizzante, di muoversi in una nebbia densa. La musica non progredisce, né va verso una qualsiasi risoluzione. Le sequenze degli accordi, molto semplici, sono cicliche e possono essere ripetute indefinitamente.
Questo è l'aspetto della ripetizione banale e noiosa di questa modalità dell'esistenza: tutto si ripete come in un dramma teatrale che ogni volta ricomincia daccapo.
L'unico modo per spezzare questa piatta continuità è una risoluzione che cerchi di romperne la ciclicità — e questo è ciò che avviene al minuto 1:23.

Passando all'accordo di Mi- (dominante di La-) in prima posizione, il tentativo di rompere il muro del sonno è rappresentato da degli accenti, colpi vigorosi e ripetuti sulle corde della chitarra, inflitti con molta forza (un fortissimo, in terminologia classica ...ho letteralmente "picchiato" la chitarra e le corde qui!).

La risoluzione e la disperazione del tentativo si rafforzano grazie al fatto che l'accordo viene cambiato solo dopo due battute, risolvendo in Do maggiore che, avendo soltanto una nota di differenza rispetto al Mi- (il Si che passa a Do salendo di un solo semitono) mi consente di mantenere la stessa intensità espressiva ed estetica ma al contempo di sfruttare il passaggio melodico al VI grado, sempre di grande effetto.

Tutta questa breve sezione dovrebbe essere davvero intensa, e forte da togliere il fiato, perché questi momenti si vivono proprio così.

La cadenza lenta degli accenti sottolinea la difficoltà del tentativo, e la grande fatica che comporta. Gli accordi che seguono infatti, sono sempre forti, ma molto più radi, dovuti alla stanchezza e alla disillusione accumulate.

Questa, alla fine, fa sì che tutto ritorni come prima: il progressivo e malinconico ritorno al tema iniziale che comincia al minuto 2:12 simboleggia proprio questo progressivo riabbandonarsi al sonno.
Quando ci si riaddormenta poi, c'è una breve pausa e subito riprende il tema del "sonno" iniziale, che porta il brano ad una conclusione.

La seconda linea di chitarra è stata improvvisata sulla prima, e consta quasi esclusivamente di una nota di Mi (particolarmente il Mi del XII tasto sulla prima corda) suonata con un tempo di metronomo differente da quello della linea principale. Nella sezione del 2:12 suono le terze degli accordi (la nota che determina la natura "maggiore" o "minore" di un accordo) per poter giocare sull'emotività del maggiore/minore.

Ambedue le linee sono improvvisate e sono state registrate in unico take (mi pare il secondo), con una chitarra elettrica collegata direttamente alla scheda sonora.
Gli effetti sono stati aggiunti postumi: più che altro uno stereo-delay e un po' di riverbero.

Purtroppo, a causa della natura improvvisata e della velocità con cui è stato creato, non ho mai scritto lo spartito di questo piccolo pezzettino.

06 ottobre 2009

jQuery: integrazione Fancybox & Tooltip

Questo post tratta l'integrazione di due ottimi plugin jQuery:
  • Fancybox – un clone di Lightbox dall'interfaccia più accattivante e con alcune funzioni ben implementate,
  • Tooltip – un plugin molto versatile per customizzare i tooltip che normalmente si hanno in base all'attributo title dei tag <a>
Questi due plugin si suppongono quindi già installati e configurati.

Lo scopo di questo hack è quello di avere una galleria Fancybox con i titoli delle immagini che possono ospitare link e che mostrano un "tooltip": è quello che ho fatto per la galleria di graphic design su Nâda-Design, in cui alcune immagini hanno un link verso la relativa pagina dell'account deviantArt.
Per far capire all'utente che il link punta verso una pagina deviantART ho inserito un tooltip che mostra il logo della community.



Il fine è quello di poter inserire dell'HTML nel titolo mostrato da Fancybox, e potervi così collegare un link e un tooltip, e nel contempo far anche validare la pagina come XHTML Strict!

1. Inserimento del link nel titolo dell'immagine

Il titolo dell'immagine nella galleria Fancybox è estratto dall'attributo title del link che lancia l'immagine stessa: poiché title supporta come valore una stringa di testo generica, è possibile, in linea di principio, inserirvi dell'HTML (avendo ovviamente cura di sostituire tutti i caratteri speciali con le relative entità), ad esempio:

<a href="#img1.jpg" rel="[fancybox]" title="&lt;a href=&quot;link_esterno&quot; target=&quot;_blank&quot; title=&quot;titolo&quot;&gt;testo_link&lt;/a&gt;&quot;&gt;&lt;img /&gt;</a>

In pratica si è inserito un altro tag <a> completo all'interno dell'attributo title.

Il problema di questo procedimento è che il browser interpreterà comunque l'attributo, e visualizzerà il suo tooltip predefinito con tutti i dati che vi abbiamo inserito... con un effetto particolarmente disdicevole!



Ma poiché questa è una funzione non disattivabile esternamente, non ci rimane altro da fare che abbandonare l'attributo title, e sceglierne un altro: e questa decisione, ovviamente, ci complicherà enormemente la vita...

Non possiamo scegliere l'attributo id, perché supporta solo valori univoci senza caratteri speciali. Scegliamo dunque l'attributo rev: esso, da definizione W3Schools, "specifica la relazione esistente tra il documento linkato e il documento corrente".

Ma le caratteristiche che ce lo fanno scegliere sono essenzialmente due:
  1. Può contenere una stringa di testo,
  2. Non è interpretato da nessuno dei browser principali.

Questo vuol dire che possiamo inserirci tutto quello che vogliamo senza che i browser se ne accorgano, e mantenendo la validazione della pagina.
Comunque anche se il documento valida, non si può certo parlare di contenuto aderente agli standard!

Quindi alla fine un mio tag <a> avrà quest'aspetto:

<a rel="[fancybox]" rev="&lt;a href=&quot;http://blacktealover.deviantart.com/art/Reincarnation-118622078&quot; target=&quot;_blank&quot; title=&quot;.&quot;&gt;reincarnation&lt;/a&gt;" title="reincarnation" href="images/graphics/large/reincarnation.gif"><img src="images/graphics/reincarnation.gif" alt="reincarnation" width="160" height="80"/></a>

Il title del link "aggiuntivo" deve essere non vuoto se vogliamo che il tooltip venga mostrato.

2. Hack di Fancybox
A questo punto si deve andare a modificare il codice di Fancybox per fargli prendere l'attributo rev invece del title come fa normalmente.

Le modifiche sono semplicissime: ci interessa soltanto la sezione di codice dalla linea 60 alla 97 del file jquery.fancybox-1.2.1.js; in particolare andiamo a sostituire la riga 63:

var item = {href: elem.href, title: elem.title};

con il seguente codice:

if ($(elem).attr("rev")){
 var item = {href: elem.href, title: elem.rev};
} else {
 var item = {href: elem.href, title: elem.title};
}

e la linea che originariamente era la 78

item = {href: subGroup[i].href, title: subGroup[i].title};

con questo:

if ($(subGroup[i]).attr("rev")){
 item = {href: subGroup[i].href, title: subGroup[i].rev};
} else {
 item = {href: subGroup[i].href, title: subGroup[i].title};
}

Le due sezioni di codice sono rispettivamente per un'immagine singola e per un gruppo d'immagini.

Ho inserito il check sull'esistenza dell'attributo rev perché così nel caso si decida di non inserire nulla di aggiuntivo nel titolo dell'immagine, Fancybox si comporta come di consueto, andando a pescare il contenuto del title. In questo modo non ci bruciamo la terra dietro le spalle.

Affinché il link funzioni è necessario disabilitare l'opzione hideOnContentClick (che si trova nella lista delle funzioni, in fondo al file dello script) settandola su false.

Adesso, per completare questa prima parte dedicata a Fancybox, basta andare a stilare il nostro link, con del CSS.
Il selettore che ci interessa per andare a colpire il link nel titolo dell'immagine è #fancy_title; ad esempio:

#fancy_title a{
 color: #f9c587;
 text-decoration: none;
}
#fancy_title a:hover{
 color: #fad5a7;
 text-decoration: underline;
}

3. Inserimento del tooltip
Per richiamare un tooltip sul link appena inserito, il modo migliore è usare la funzione di callback di Fancybox.

In fondo al file di Fancybox, jquery.fancybox-1.2.1.js, andiamo ad inserire la funzione che genererà il tooltip, e che chiameremo semplicemente "fancyboxCallback".
Andiamo a dichiararla nell'opzione di callback:

callbackOnShow : tooltipCallback,

e poi, subito sotto, la definiamo:

function tooltipCallback(){
  $('#fancy_title a').tooltip({
   track: true,
   delay: 0,
   fade: 50,
   showURL: false,
   fixPNG: true,
   extraClass: "datip",
   bodyHandler: function() {
    return $("").attr({
     src: "balloon_da.png",
     width: "30",
     height: "33"
    });
   },
   top: -40,
   left: 0
  });
 };

La riga 2 definisce l'elemento su cui creiamo questo tooltip; degli attributi è importante la extraClass, che useremo dopo per assegnare delle proprietà fondamentali, e la funzione passata tramite bodyHandler. È con questo parametro che si può iniettare nel tooltip dell'HTML qualsiasi: in questo caso si riempie il blocco con una immagine.

Nel mio caso, infatti, non voglio che il tooltip visualizzi il testo del title del mio link, ma un'unica immagine (sempre la stessa per questa galleria) che rappresenta il logo di deviantART. Negli attributi che passo al tag <img /> c'è l'immagine precedentemente creata (+ le sue dimensioni).

Per finire, andiamo a sviluppare la classe dedicata, datip: essa si inserisce nel file jquery.tooltip.css e nel mio caso è:

#tooltip.datip{
 background: 0;
 width: 30px; height: 33px;
 padding: 0;
}
#tooltip.datip img{
 position: absolute;
 top: 0; left: 0;
}

La prima parte del codice CSS elimina l'eventuale sfondo presente del tooltip generico della pagina e setta le dimensioni esatte dell'immagine che verrà inserita nel blocco.
La seconda parte riguarda il contenuto del tooltip, che in questo caso è un'immagine, e serve per ottenere un posizionamento perfetto.

È ovvio, data la versatilità di Tooltip e il modo generico in cui abbiamo modificato Fancybox, che in linea di principio è possibile sbizzarrirsi inserendo nel titolo dell'immagine dell'HTML vario e mostrare tooltip con di tutto di più; ad esempio una didascalia estesa con molto testo e/o immagini, o altro.

Come al solito, il limite sono la fantasia e l'estro di ciascuno.

01 ottobre 2009

a traveller's guide in seven steps

1Aim beyond

Niente è mai troppo distante. Se miri alle stelle forse raggiungi solo un lampione, ma almeno ti stacchi dal suolo. Non ci sono distanze che non meritino d'esser percorse.

2Always flow spontaneously


Come fa l'acqua, segui la via della natura. Non pensare troppo, le occasioni non stanno ad aspettare.

L'acqua non è mai inoperosa, né di giorno né di notte. [...] Se le si oppone una diga, si ferma; se le si apre una chiusa, scorre. Si adatta a qualsiasi recipiente, sia esso rotondo, quadrato, o d'altra forma.
Ko Chang Sheng, commento al cap. VIII del Tao Te Ching


3Follow the signs in the stars


Lascia che il caso ti sorprenda: non forzare il tuo punto di vista, cambia i tuoi piani. Stupisciti senza timore.

4Find solace in movement


Fa' che il movimento sia il tuo riposo e il tuo conforto. Giosci del mondo mentre scorre di fronte al tuo volto.

5Look for crossroads and singularities


L'inusuale è perenne fonte di delizia per il viaggiatore. Stimola l'imprevisto cercando le circostanze adatte, e rafforza la tua capacità di adattamento.

6Wear out your shoes


Non rimanere mai fermo, non smetter mai di vagare. La polvere sulle calzature è la medaglia del girovago.

7Never give up


Dietro ogni angolo c'è una delizia sconosciuta. La stanchezza non ci interessa: se non stiamo camminando, stiamo dormendo; in ambedue i casi, che sia sogno o realtà, stiamo viaggiando. O al limite stiamo bevendo una birra.


Queste foto sono tutte state scattate durante un unico viaggio. I concetti che esse accompagnano, invece, si applicano sempre, in ogni momento e in ogni luogo: sono principi che ispirano molte delle mie azioni. Devo per forza tirar fuori la stravecchia metafora dell'esistenza come viaggio? Che noia, sempre a filosofeggiare sulle stesse idee trite e ritrite... questi piccoli suggerimenti vogliono solo essere qualcosa di concreto, che faccia godere al meglio il viaggio in sé, senza perder troppo tempo a pensarci su. Che le occasioni tornano anche, ma dopo un sacco di tempo.